L'Opera

« Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla. »
(C. Bukowski, Il capitano è fuori a pranzo)

« Le due più grandi invenzioni dell'uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina. »
(da Storie di ordinaria follia)

Bukowski pubblicò numerosissimi scritti in piccole riviste letterarie e con piccoli editori, dai primi anni quaranta fino ai primi anni novanta. In seguito la Black Sparrow Press (ora HarperCollins/ECCO) ripubblicò tutto in volume.

Bukowski riconosce l'influenza sulla sua scrittura di John Fante, James Thurber, Louis-Ferdinand Céline, Anton Čechov, Franz Kafka[20], Knut Hamsun, Ernest Hemingway, Henry Miller, Robinson Jeffers, Fëdor Dostoevskij, David Herbert Lawrence, J.D. Salinger, Antonin Artaud ed Edward Estlin Cummings.

Il suo nome è stato spesso associato al movimento della Beat Generation a causa del suo stile informale e dell'atteggiamento anticonformista verso la letteratura, ma lui non si è mai identificato come un "Beat".

Spesso parlò di Los Angeles come del suo soggetto preferito. In un'intervista del 1974 disse:

« Vivi in una città tutta la vita, e arrivi a conoscere ogni puttana all'angolo e metà di loro le hai già scopate. Hai il menabò, la struttura, dell'intera zona. Hai una foto di dove sei... Essendo cresciuto a Los Angeles, ho sempre avuto il sentimento geografico e spirituale di essere qui. Ho avuto il tempo di conoscere questa città. Non vedo altro posto che L.A. »

Un critico ha descritto i suoi libri come “una pittura dettagliata di certe fantasie maschili tabù: lo scapolo disinibito, solitario, antisociale, e totalmente libero”, un'immagine a cui tentò di conformarsi con occasionali letture pubbliche di poesia in cui si comportava da pazzo, e con un modo di fare scandaloso alle feste.

A partire dalla sua morte nel 1994, sono stati pubblicati molti articoli e libri sia sulla sua vita che sui suoi scritti. Il suo lavoro però ha ricevuto relativamente poca attenzione dai critici accademici. HarperCollins/ECCO ha continuato a pubblicare nuove raccolte delle sue poesie, prelevandole dalle migliaia di lavori pubblicati sulle piccole riviste letterarie. L'uscita del 2007, The People Look Like Flowers At Last, conclude questo progetto: tutto ciò che ha scritto Bukowski (e che non ha distrutto lui stesso, come ha raccontato a Fernanda Pivano), è disponibile ora al grande pubblico. Bukowski stesso decise di pubblicare postume alcune di queste opere, un po' per giocare con la morte, com'era nel suo stile.